CCNL Commercio D.M.O.- Federdistribuzione: stabiliti gli aumenti salariali

Riconosciuto ai propri dipendenti un aumento di 70,00 euro a titolo di Afac

Nonostante il rammarico per il rifiuto, da parte di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, di procedere al rinnovo del CCNL Distribuzione Moderna Organizzata, le imprese aderenti a Federdistribuzione hanno deciso di riconoscere gli aumenti salariali espressamente richiesti dalle stesse organizzazioni sindacali. Pertanto, a decorrere dal mese di aprile, a titolo di anticipo sui futuri aumenti contrattuali, verranno riconosciuti ai loro lavoratori un aumento pari a 70,00 euro lordi, riparametrati al IV livello. 
Inoltre, sempre nella speranza che tali organizzazioni sindacali acconsentano di riaprire le trattative per il rinnovo contrattuale, Federdistribuzione, in risposta a quanto sostenuto da esse, ha voluto ribadire di non aver fatto alcuna richiesta di “flessibilità incontrollata” nella definizione dei contratti a termine, nè di aver proposto alcuno smembramento del sistema di classificazione del personale, demansionamento dei lavoratori o riduzione dei loro diritti; invero, si proponeva l’inserimento di nuove figure professionali e nuovi ruoli di coordinamento ed organizzazione.

Assegno di inclusione e primo incontro con i servizi sociali

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali fornisce indicazioni sulle tempistiche del primo incontro con i servizi sociali da parte dei richiedenti l’Assegno di inclusione relativamente alle domande presentate entro il 29 febbraio 2024 (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nota 28 marzo 2024, n. 6062).

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali interviene, con la nota in oggetto, sul dies a quo relativo al primo incontro dei servizi sociali con il nucleo familiare beneficiario dell’Assegno di inclusione (ADI), stabilendo che, per le sole domande presentate entro il 29 febbraio 2024, il termine dei 120 giorni sarà calcolato a partire dall’invio del flusso delle domande ADI sulla Piattaforma GePI, e non dalla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale (PAD).

 

Pertanto, per il primo flusso di domande trasmesse, il termine dei 120 giorni si calcola a partire dal 26 di gennaio, data di trasmissione a GePI. 

 

Lo slittamento del termine si è reso necessario in quanto l’invio massivo di domande ai Comuni, ritardato rispetto alla data di sottoscrizione del PAD, ha determinato difficoltà nella gestione dei primi appuntamenti con i nuclei beneficiari da parte dei servizi sociali dei Comuni nei tempi prescritti. 

 

Si ricorda che, in generale, i beneficiari dell’Assegno di inclusione sono tenuti a presentarsi presso i servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale, previa convocazione ovvero spontaneamente per non incorrere nelle sanzioni. In caso di mancata presentazione del nucleo alla convocazione da parte dei servizi sociali si applica la decadenza. In assenza di convocazione, decorsi 120 giorni senza che il nucleo si sia presentato spontaneamente, si applica la sospensione, fino alla data di svolgimento dell’incontro.

 

La deroga alla disposizione normativa per le domande inviate entro il 29 febbraio 2024, rappresenta un’opportunità, soprattutto per i territori che hanno ricevuto ingenti flussi di beneficiari in un limitato lasso di tempo, per meglio calendarizzare i primi incontri con i nuclei ai fini della realizzazione dell’analisi preliminare, senza che il nucleo incorra nella sospensione del beneficio economico.

 

Resta fermo che per le domande presentate a partire dal 1° marzo 2024 il termine dei 120 giorni per la convocazione e la conseguente presentazione al primo appuntamento decorrerà normalmente dal momento della sottoscrizione del PAD. 

 

Il Ministero comunica che, al fine dell’attuazione della deroga alla tempistica di cui sopra detto, si sta procedendo all’allineamento delle piattaforme informatiche per spostare i termini della sospensione del beneficio a 120 giorni dalla trasmissione delle domande ai Comuni, limitatamente alle domande presentate dal 18 dicembre 2023 al 29 febbraio 2024. 

CCNL Istituzioni Socio Assistenziali Uneba: nuovo incontro sul rinnovo

Per gli anni 2020-2023, Uneba propone un aumento di 50,00 euro mensili parametrati al livello 4S

Il 28 marzo è ripreso il confronto tra la delegazione datoriale Uneba e Fp-Cgil, Cisl-Fp, Fisascat-Cisl, Uil-Fpl ,Uiltucs per il rinnovo del CCNL per il personale dipendente dalle realtà del settore assistenziale, sociale, sociosanitario, educativo, nonché da tutte le altre istituzioni di assistenza e beneficenza, scaduto il 31 dicembre 2019.
Durante l’ultimo incontro, avvenuto lo scorso 6 marzo, i sindacati avevano chiesto ad Uneba di provvedere alla formalizzazione di una proposta economica per dare risposte alle esigenze di lavoratrici e lavoratori del settore.
Di seguito, pertanto, i punti salienti della proposta datoriale:
–  per gli anni 2020-2023 un aumento pari a 50,00 euro sul livello 4S da riparametrare per gli altri livelli con decorrenza dal mese successivo alla firma dell’accordo;
– l’impegno a rinnovare il CCNL 2024-2026 entro il 30 giugno 2025;
– la richiesta alle organizzazioni sindacali di sostenere Uneba nella richiesta al Governo ed alle Regioni di riconoscere almeno il 50% dei costi che le strutture dovranno sostenere per i rinnovi.
I sindacati, però, hanno definito l’offerta economica insufficiente a recuperare l’aumento dell’indice inflattivo intercorso dal 2020 al 2023 e hanno previsto l’attivo unitario delle strutture congiuntamente alle delegate e ai delegati del settore per il prossimo 5 aprile 2024.

CCNL Pubblici Esercizi (Confcommercio): nuovi incontri per il rinnovo

Nell’ultimo incontro l’associazione datoriale Angem ha richiesto ai sindacati l’avvio di un negoziato specifico

Lo scorso 26 marzo sono riprese le trattative tra i sindacati e l’associazione datoriale Fipe-Confcommercio per il rinnovo del CCNL dei settori Pubblici Esercizi, Ristorazione Collettiva, Ristorazione Commerciale, Turismo.
In tale incontro l’Associazione Nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva e Servizi Vari-Angem ha formalizzato la decisione, insieme ad Anir-Confindustria di avviare un negoziato specifico e la conseguente decisione di interrompere il rapporto con Fipe-Confcommercio. I sindacati Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil vogliono comunque continuare gli incontri con Fipe-Confcommercio, al fine di concludere quanto prima le trattative per il rinnovo.
Sono stati inoltre definiti i prossimi incontri:
10 aprile;
– 19 aprile;
– 23 aprile;
– 24 aprile
– 6 maggio.
Le riunioni prevedono la partecipazione della delegazione trattante.

Riconoscimento facciale dei dipendenti: sanzioni da parte del Garante della privacy

Erogate sanzioni in alcuni casi di utilizzo della tecnologia per il controllo delle presenze (Garante per la protezione dei dati personali, nota 28 marzo 2024, n. 520).

Il Garante per la protezione dei dati personali ha sanzionato 5 aziende – impegnate a vario titolo presso lo stesso sito di smaltimento dei rifiuti – con importi rispettivamente di 70.000, 20.000, 6.000, 5.000 e 2.000 euro, per aver trattato in modo illecito i dati biometrici di un numero elevato di lavoratori.

La motivazione dei provvedimenti presi dall’Autorità è che il riconoscimento facciale per controllare le presenze sul posto di lavoro viola la privacy dei dipendenti. Infatti, non esiste al momento alcuna norma che consenta l’uso di dati biometrici, come prevede il Regolamento, per svolgere una tale attività.

Il Garante, intervenuto a seguito dei reclami di diversi dipendenti, ha anche evidenziato i particolari rischi per i diritti dei lavoratori connessi all’uso dei sistemi di riconoscimento facciale, alla luce delle norme e delle garanzie previste sia nell’ordinamento nazionale, sia in quello europeo.

Dall’attività ispettiva del Garante, svolta in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di finanza, sono emerse anche ulteriori violazioni da parte delle società in questione. In particolare l’Autorità ha accertato che 3 aziende avevano condiviso per più di un anno lo stesso sistema di rilevazione biometrica, oltretutto senza aver adottato misure tecniche e di sicurezza adeguate. Inoltre il medesimo “sistema”, ritenuto illecito dall’Autorità, era utilizzato presso altre 9 sedi dove operava una delle società sanzionate. Le aziende, infine, non avevano fornito una informativa chiara e dettagliata ai lavoratori, né avevano effettuato la valutazione d’impatto prevista dalla normativa privacy.

Le aziende, ad avviso del Garante, avrebbero dovuto più opportunamente utilizzare sistemi meno invasivi per controllare la presenza dei propri dipendenti e collaboratori sul luogo di lavoro (ad esempio il badge). Oltre al pagamento delle sanzioni il Garante ha ordinato la cancellazione dei dati raccolti illecitamente.